La lotta europea al riciclaggio: in Italia ce ne siamo accorti?

La lotta europea al riciclaggio: in Italia ce ne siamo accorti? L’AMLA, Anti Money Laundering Authority, è l’Autorità Europea per la lotta al riciclaggio ed al finanziamento del terrorismo istituita con il recente Regolamento 1620/2024 del 31/5/2024 nell’ambito di un pacchetto di interventi di ampio respiro in materia attuato con la direttiva 1640/2024, relativa ai meccanismi che gli Stati Membri devono istituire per prevenire l’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo e con il Regolamento 1624/2024 relativo alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario ai fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo . Si tratta di un nuovo, rilevante attore nel panorama europeo destinato ad operare a stretto contatto con la Procura Europea (EPPO) che, a dispetto dell’impatto che potrà avere nel c.d. penale finanziario, pare tuttavia passato paradossalmente in sordina, tenuto conto di quanto poco se ne è sinora discusso, quantomeno in Italia. La stessa creazione di tale Autorità dà la misura di come l’Unione Europea stia premendo sull’acceleratore della tutela dei propri interessi finanziari dai fenomeni di riciclaggio, tutela già affidata ad uno specifico mandato dell’EPPO a radicare la propria competenza ad indagare in materia (cfr. art. 4 della c.d. Direttiva PIF); ulteriormente rafforzata dall’istituzione – in seno ad essa, dal 2022 – dell’ARMLAB, vale a dire del Comitato consultivo per il recupero dei beni e in materia di riciclaggio, e soprattutto – nel 2015 – dall’istituzione delle FIU, Unità di Informazione Finanziaria indipendenti che operano a livello nazionale per raccogliersi ed analizzare le segnalazioni da parte dei soggetti obbligati relativamente a transazioni sospette, nonché dei dati trasmessigli dalle Autorità di Vigilanza (vd. La Banca d’Italia). L’AMLA si inserisce, pertanto, a chiusura di questo sistema di controllo, effettuando una supervisione diretta su enti creditizi e finanziari che operano in settori ad alto rischio ed indiretta – ma particolarmente incisiva – sulle attività delle Autorità di Vigilanza nazionali, potendo contare su di un variegato armamentario fatto di poteri decisionali vincolanti, di indirizzo ed ispettivi; possibilità di emanare sanzioni amministrative; possibilità di avvalersi del braccio operativo delle FIU nonché di un intenso coordinamento/ scambio di informazioni proprio con la EPPO.  Di particolare interesse, il compito affidato all’AMLA di curare una banca dati aggiornata contenente tutta una serie informazioni finanziarie che avrà recepito per metterle a disposizione, in via riservata, alle autorità di vigilanza e ad altre autorità nazionali ed internazionali che operano nel settore finanziario. Con che risvolti, è ancora tutto da stabilire: specie a considerare che tali informazioni possono includere, addirittura, anche solo dei sospetti che siano state compiute operazioni di riciclaggio o che sia stato commesso un tale reato o che esista un maggiore rischio a tale riguardo in relazione ad un soggetto obbligato (cfr. art. 11 n.4, 2°co., del Regolamento AMLA) e che di esse, proprio perché rese in via riservata, non è dato ancora comprendere quale uso si possa/ non si possa fare. Altro aspetto problematico all’orizzonte è quello relativo a possibili sovrapposizioni tra le sanzioni irrogate da parte dell’AMLA e le sanzioni penali comminate all’esito di processi penali per gli stesi fatti. Le sanzioni AMLA potrebbero infatti essere considerate afflittive ai sensi della giurisprudenza Engel della CEDU e dunque porsi in rapporto di ne bis in idem con quelle giudiziarie, tanto più che i procedimenti penali correlativi potrebbero addirittura avere la loro scaturigine proprio nelle medesime informazioni recepite ed analizzate (con quale possibilità di approfondimento d’indagine, è tutto ancora da capire) dall’AMLA stessa, stante lo specifico obbligo che incombe in capo a quest’ultima di riferire alla EPPO qualsiasi condotta criminosa in relazione alla quale essa potrebbe esercitare la propria competenza (cfr. considerando 48 del Regolamento AMLA). In conclusione, l’AMLA – specie in coordinamento con la EPPO e le FIU – si prospetta come un potente strumento nella lotta ai sistemi di criminalità finanziaria che attentino al bilancio UE, finalizzata ad operare secondo il classico metodo-Falcone “follow the money”. Numerose le incertezze operative che come sempre si prospettano in casi del genere: evidente che a tale pacchetto europeo dovranno seguire le opportune norme di coordinamento interne ai paesi membri; certo è che l’Italia dovrà farci i conti molto presto, trovandosi al centro del mirino in quanto prima per danni al bilancio dell’Unione, peraltro anche in ragione del fatto che le frodi ai fondi UE paiono essere diventati il nuovo core-business del crimine organizzato. Non è certo un caso, a tal proposito, che sia in corso un progressivo, per certi versi inevitabile rafforzamento della cooperazione tra la EPPO e la DDA sicché sarà bene che gli operatori del diritto – avvocati in primis – si attrezzino per tempo ad operare in un contesto sempre più complesso, i cui confini travalicano ampiamente il proprio foro non solo territoriale ma nazionale.   Irene Lepre Condividi: Articoli Recenti

La criminalità organizzata minaccia il bilancio UE: le indagini della Procura Europea a Trapani lo confermano.

Laura Kovesi: “La criminalità organizzata minaccia il bilancio UE”. Le indagini della Procura Europea a Trapani lo confermano. L’indagine della Procura Europea di Palermo ha portato a 14 misure cautelari personali, per un danno stimato di circa 8,7 milioni di euro 24 indagati, 14 misure cautelari personali, 8 milioni di euro circa di sequestro preventivo e 1 milione di euro sequestrati. Sono questi i numeri dell’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza trapanese sotto la direzione della Procura Europea di Palermo che avrebbe consentito di disvelare la commissione di plurimi delitti di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, malversazione e condotte di riciclaggio e auto-riciclaggio ai danni degli interessi finanziari dell’UE. La criminalità organizzata rappresenta una minaccia crescente e pervasiva anche per le finanze dell’Unione Europea. Lo ha dichiarato recentemente la Procuratrice Capo dell’Ufficio del Procuratore Pubblico Europeo (EPPO), Laura Kovesi, durante un’audizione presso la Commissione Europea. La sua analisi ha sottolineato un dato allarmante: l’impatto economico delle attività illecite sul bilancio dell’UE è “stratosferico”, con frodi che colpiscono in particolare i fondi europei. Queste parole trovano riscontro concreto nell’operazione condotta dalla Procura Europea di Palermo, che avrebbe portato alla luce un vasto sistema di truffe e corruzione in Sicilia. L’indagine, condotta con il supporto del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani, ha rivelato un danno potenziale al Fondo Sociale Europeo 2014-2020 stimato in circa 8,7 milioni di euro. Un colpo alle finanze dell’UE Le parole della Kovesi sono emblematiche: “I danni economici causati alla UE da attività illecite legate alla criminalità organizzata sono descritti come stratosferici.” Questi numeri si riflettono nei dati dell’indagine siciliana, dove 24 persone risultano indagate per gravi reati tra cui truffa aggravata, corruzione, riciclaggio e auto-riciclaggio. Le accuse evidenziano come i fondi europei, destinati allo sviluppo sociale e formativo della regione, sarebbero stati dirottati a favore di interessi privati e criminali. Le misure cautelari emesse e i sequestri preventivi di circa 9 milioni di euro rappresentano una prima risposta concreta al tentativo di bloccare queste condotte illecite, ma il caso siciliano è solo la punta dell’iceberg. Un bilancio allarmante per l’UE Il Rapporto Annuale EPPO 2023, pubblicato il 1° marzo 2024, ha evidenziato l’enorme impatto finanziario delle attività illecite sul bilancio dell’Unione Europea. Con 1.927 indagini aperte e un danno stimato di oltre 192 miliardi di euro, l’UE deve affrontare una sfida cruciale nella protezione dei propri fondi. In questo contesto, l’indagine siciliana rappresenta un esempio di come la criminalità organizzata possa infiltrarsi in programmi di finanziamento comunitari, danneggiando lo sviluppo economico e sociale. Le parole della Kovesi non lasciano spazio a dubbi: “La criminalità organizzata non conosce confini e minaccia la stabilità economica dell’Unione.” Il caso di Trapani, con il suo sistema ben orchestrato di truffe e corruzione, ne sarebbe una dimostrazione concreta e allarmante. Condividi: Articoli Recenti

Criminalità Organizzata e Danni al Bilancio UE: Il Ruolo Cruciale dell’EPPO

Osservatorio Procura Europea Corso

Criminalità Organizzata e Danni al Bilancio UE: Il Ruolo Cruciale dell’EPPO Il 30 settembre, la procuratrice capo dell’EPPO (Ufficio del Procuratore Pubblico Europeo) è stata ascoltata presso la Commissione Europea, evidenziando una preoccupante realtà: la criminalità organizzata rappresenta una minaccia sempre più pervasiva anche per il bilancio dell’Unione Europea. Durante l’audizione, è stato rivelato un dato impressionante: i danni economici causati alla UE da attività illecite legate alla criminalità organizzata sono descritti come “stratosferici”. Questo termine non solo trasmette l’enormità del problema, ma richiama anche l’urgenza di rafforzare la capacità dell’Europa di difendersi. L’EPPO: Un Nuovo Arbitro Nella Lotta alla Criminalità Organizzata L’EPPO, istituito nel 2021 per indagare e perseguire reati che danneggiano gli interessi finanziari dell’Unione Europea, sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella difesa delle finanze europee. Inizialmente focalizzato su frodi fiscali, corruzione e riciclaggio di denaro, l’ufficio si trova ora ad affrontare minacce ancor più complesse. La criminalità organizzata, con la sua struttura transnazionale, riesce a sfruttare le differenze giuridiche e fiscali tra gli stati membri, rendendo più difficili le indagini condotte dalle singole giurisdizioni nazionali. L’EPPO, come istituzione sovranazionale, ha quindi una marcia in più. Grazie ai suoi poteri di indagine che si estendono oltre i confini nazionali, è in grado di agire rapidamente e con efficacia contro crimini che minano la stabilità economica dell’Unione. Tuttavia, il volume dei danni economici dichiarato dalla procuratrice capo sottolinea quanto sia necessario potenziare ulteriormente le capacità operative dell’EPPO. Un Danno Non Solo Economico, ma Sociale La criminalità organizzata non infligge danni solo al bilancio dell’Unione Europea, ma priva tutti i cittadini europei di risorse cruciali. Ogni euro sottratto con frodi, evasione fiscale o altre attività illecite è un euro in meno per la sanità, l’istruzione e lo sviluppo economico. In un’epoca di sfide globali, dal cambiamento climatico alla ripresa post-pandemica, l’UE ha bisogno di risorse più che mai, e ogni perdita indebolisce la sua capacità di far fronte a queste emergenze. Il termine “stratosferico” usato per descrivere i danni economici deve quindi essere letto come un monito, un segnale di allarme. La criminalità organizzata, lungi dall’essere un fenomeno locale o marginale, è ormai un problema di portata globale che richiede risposte coordinate a livello europeo. Rafforzare la Trasparenza e la Cooperazione Uno degli aspetti chiave emersi durante l’audizione è la necessità di rafforzare la trasparenza e la responsabilità nella gestione delle risorse europee. La criminalità organizzata prospera spesso in contesti opachi, dove la mancanza di controlli e la corruzione creano le condizioni ideali per il proliferare delle attività illecite. In questo senso, l’EPPO si pone non solo come ente di repressione, ma anche come garante di maggiore trasparenza nelle operazioni finanziarie e amministrative dell’UE. Per garantire che l’EPPO possa svolgere appieno il proprio mandato, sarà necessario investire ulteriormente in risorse e strumenti investigativi, nonché promuovere una cooperazione più stretta tra le autorità nazionali e l’ufficio europeo. Il successo dell’EPPO dipende dalla volontà politica di tutti gli stati membri di fornire il sostegno necessario per contrastare efficacemente la criminalità organizzata. In sintesi La dichiarazione della procuratrice capo dell’EPPO del 30 settembre rappresenta una svolta importante: la criminalità organizzata non è più un problema esclusivamente nazionale, ma un fenomeno che richiede risposte coordinate a livello europeo. I danni economici inflitti al bilancio dell’UE devono essere affrontati con urgenza, non solo per proteggere le risorse europee, ma anche per tutelare il benessere dei cittadini dell’Unione. L’EPPO, con il suo mandato ampliato, può essere lo strumento giusto per contrastare queste minacce. Tuttavia, il suo successo dipenderà dalla capacità degli stati membri e delle istituzioni europee di lavorare insieme, promuovendo una cultura della legalità e della trasparenza. È necessario che la dichiarazione della procuratrice capo non rimanga solo un avvertimento, ma diventi il punto di partenza per un’azione decisa e coordinata. Condividi: Articoli Recenti

Nominati i membri dell’associazione “Osservatorio Procura Europea”

Nominati i membri dell’associazione “Osservatorio Procura Europea” a breve saranno apertele iscrizioni. Nominati i membri dell’associazione “Osservatorio Procura Europea” a breve saranno apertele iscrizioni. Nominati i membri dell’associazione “Osservatorio Procura Europea”: a breve saranno aperte le iscrizioni. Il 21 agosto presso il Tribunale di Catania si è insediato il nuovo Direttivo dell’Osservatorio Italiano sulla Procura Europea (Eppo Observatory) risultando così composto: Avv. Gianluca Pipitone: Presidente Avv.ti Francesco Leone e Matteo De Meo: Vicepresidenti Avv. Marco Pasquale Marchese: Segretario e Tesoriere Avv. Sonia Sommacal: Ambassador  Tra gli obiettivi che si pone l’associazione vi sono lo studio, la ricerca scientifica e la promozionedelle questioni giuridiche che riguardano EPPO e il Diritto penale europeo, anche organizzando, atale scopo, tavoli tecnici, incontri, eventi culturali, collaborazioni con istituzioni, Enti Pubblici eprivati, universitari e non; la promozione del profilo professionale, la formazione e l’aggiornamento specialistico dei propri membri e di giuristi nelle aree giuridiche di riferimento; la sensibilizzazione della società civile sulle tematiche della giustizia, della transizione digitale eambientale, e del ruolo del professionista legale; lo studio e la ricerca nella progettazione normativa, al fine di promuovere le riforme nell’ambito del Diritto penale europeo, con particolare attenzione a EPPO, curando rapporti con le istituzioninazionali ed europee, oltreché con le altre associazioni che operano nel medesimo settore; la diffusione e la divulgazione delle normative europee – degli organismi dell’Unione Europea,della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e della Corte Europea dei diritti umani – e della Corte Penale Internazionale e del diritto convenzionale in generale; il monitoraggio e l’osservazione e studio degli orientamenti dei giudici di merito e di legittimità,nazionali, europei ed internazionali, in materia di diritto penale europeo e di EPPO. “Le notizie sulle maxi indagini di EPPO sono ormai all’ordine del giorno e questo perché dal 1giugno 2021 si è inaugurato un nuovo corso del processo di integrazione europeo in materia di giustizia penale. La creazione di uno spazio comune europeo all’interno del quale garantiresicurezza, giustizia e libertà sono tra gli obiettivi primari dell’UE, la quale ha ben compreso chenon erano più sufficienti -per contrastare il crimine transnazionale- utilizzare i normali strumenti di cooperazione in materia di giustizia. Dal lato dell’avvocatura EPPO rappresenta un reale“punto di svolta” rispetto al quale bisogna pensare davvero alla necessità di formarsi nelpresupposto che gestire un caso EPPO rappresenti davvero una sfida nuova la quale senza attentostudio difficilmente può essere vinta. Con EPPO nasce anche una nuova figura di avvocato penalista europeo” Pres. Avv. Pipitone Condividi: Articoli Recenti

La Svezia Entra nella Procura Europea

Svezia Procura Europea

La Svezia Entra nella Procura Europea Il 16 luglio 2024, la Commissione Europea ha adottato la Decisione (UE) 2024/1952 che conferma la partecipazione della Svezia alla cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura Europea (EPPO). Questa decisione segna un passo significativo verso il rafforzamento della giustizia penale nell’Unione Europea, estendendo la competenza dell’EPPO al territorio svedese. La Svezia ha notificato la sua intenzione di partecipare alla cooperazione rafforzata con una lettera inviata alla Commissione il 5 giugno 2024. La cooperazione rafforzata, già avviata da numerosi Stati membri, mira a combattere i reati che ledono gli interessi finanziari dell’UE, tra cui frodi, corruzione e riciclaggio di denaro. Confermata la Partecipazione della Svezia alla Cooperazione Rafforzata sull’EPPO per Combattere i Crimini Finanziari L’inclusione della Svezia nella cooperazione rafforzata richiede la nomina di un procuratore europeo svedese, il quale avrà il compito di avviare e coordinare indagini e procedimenti penali transfrontalieri. La decisione prevede che il regolamento (UE) 2017/1939, che disciplina il funzionamento dell’EPPO, si applichi in Svezia immediatamente dopo la sua entrata in vigore. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha sottolineato l’importanza di questa espansione per garantire una più efficace protezione dei fondi dell’UE e una maggiore collaborazione tra gli Stati membri nella lotta contro i crimini finanziari. La partecipazione della Svezia è vista come un rafforzamento della fiducia e della cooperazione tra i paesi dell’UE. Con questa decisione, l’EPPO continuerà a consolidare il proprio ruolo come organismo centrale nella tutela degli interessi finanziari dell’Unione, promuovendo un approccio coordinato e integrato nella giustizia penale europea. Condividi: Articoli Recenti

Banca Europea degli Investimenti – Inchiesta EPPO

Banca Europea degli investimenti

Banca Europea degli Investimenti – Inchiesta EPPO Un’inchiesta di EPPO ha scosso la Banca europea degli investimenti (BEI), sollevando accuse di corruzione, abuso di influenza e appropriazione indebita di fondi europei. L’ex presidente della BEI, Werner Hoyer, è al centro delle indagini insieme a un ex funzionario dell’istituto, Henry von Blumenthal. Secondo quanto riportato da Politico (24 giugno), l’EPPO aveva aperto dei fascicoli nei confronti di “due persone sospettate di corruzione e abuso di influenza, nonché di appropriazione indebita” di fondi europei in seguito a segnalazioni dell’Olaf, (l’agenzia antifrode dell’UE), e riguarderebbe un compenso eccessivo corrisposto ad un ex dipendente della banca come liquidazione, per motivi da appurare. Il primo indagato eccellente è Werner Hoyer, un tedesco che è stato a capo del braccio creditizio dell’Unione e la seconda persona indagata è Henry von Blumenthal, cioè appunto l’ex funzionario la cui buonuscita ha insospettito l’Olaf e che, come Hoyer, ha già subìto la perquisizione della proprietà. Hoyer ha respinto con forza le accuse, definendole “assolutamente assurde e infondate”, mentre l’avvocato di von Blumenthal ha confermato le perquisizioni senza specificare ulteriormente le accuse mosse contro il suo cliente. La BEI, istituzione cruciale nell’economia europea, è stata recentemente al centro di attenzioni per il suo ruolo durante la pandemia e per il suo coinvolgimento nella risposta all’aggressione in Ucraina. Questo caso evidenzia la complessità delle indagini transnazionali condotte dall’EPPO e la rilevanza del diritto penale europeo nel gestire presunti reati finanziari che coinvolgono istituzioni di alto profilo come la BEI. Condividi: Articoli Recenti Contattaci

La partecipazione della Polonia all’Ufficio del Procuratore Europeo

Polonia Procuratore Europeo

La partecipazione della Polonia all’Ufficio del Procuratore Europeo: pronti si parte! La Polonia ha notificato alla Commissione Europea la sua intenzione di partecipare all’Ufficio del Procuratore Europeo (EPPO) lo scorso 5 gennaio 2024. Questa adesione, confermata dalla Commissione il 29 febbraio 2024, rende la Polonia il ventitreesimo Stato membro dell’EPPO.  La notizia è che l’ufficio sarà operativo nel paese a partire da luglio 2024, con la nomina di almeno un Procuratore Europeo e 24 procuratori delegati distribuiti in quattro uffici regionali. Questo passo segna un significativo impegno della Polonia nella lotta contro la criminalità transfrontaliera e la corruzione, rafforzando la cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea. La partecipazione all’EPPO non solo potenzia le capacità investigative del paese, ma dimostra anche una forte volontà di contribuire alla giustizia europea.  I reati di competenza dell’EPPO in Polonia saranno perseguiti per eventi successivi al 1° giugno 2021, data in cui l’EPPO ha iniziato le sue operazioni. A questo proposito, ricordiamo che, secondo l’articolo 120 del Regolamento EPPO, “Per gli Stati membri che partecipano ad una cooperazione rafforzata in virtù di una decisione adottata ai sensi dell’articolo 331, paragrafo 1, secondo o terzo comma, TFUE, questo regolamento si applica a partire dalla data indicata nella decisione in questione.” Inoltre, secondo l’articolo 2, paragrafo 2, della decisione della Commissione, gli articoli da 24 a 27 e 31 del regolamento (UE) 2017/1939 si applicheranno in Polonia a partire dal ventesimo giorno della nomina del procuratore europeo polacco ai sensi dell’articolo 16 del suddetto Regolamento.  Tale disposizione si è resa necessaria per concedere tempo sufficiente, a partire dalla data di nomina del procuratore europeo (e dei procuratori europei delegati), affinché l’EPPO fosse operativo in Polonia, anche per l’avvio e la evocazione di casi e le indagini transfrontaliere. La logica alla base della scelta del 1° giugno 2021 come data a partire dalla quale l’EPPO è competente in Polonia e le disposizioni transitorie sono spiegate nei considerando da 10 a 21 del preambolo della citata decisione della Commissione. L’entusiasmo con cui la Polonia si unisce all’EPPO riflette una chiara determinazione a migliorare l’efficienza delle indagini e dei procedimenti penali, promuovendo un approccio più integrato e collaborativo a livello europeo. Questa mossa è vista come un passo positivo verso una maggiore integrazione e sicurezza nell’Unione Europea, garantendo che la criminalità non conosca confini almeno in Europa. Articolo a cura di Floriana Barbata Condividi: Articoli Recenti

Forum Shopping For Evidence – Il percorso del Cavallo

Forum Shopping For Evidence

Forum Shopping For Evidence – Il percorso del Cavallo Il c.d. trojan horse – captatore informatico inoculato direttamente sul cellulare dell’indagato attraverso un virus ed attivato da remoto – è senz’altro la misura investigativa più pervasiva della privacy che oggi la tecnologia consenta agli inquirenti di utilizzare, risolvendosi in un vero e proprio sistema di sorveglianza elettronica a distanza in grado di raccogliere dati relativi alla persona a trecentosessanta gradi; dati il cui filtro della valutazione di utilità ai fini di indagine si pone perciò necessariamente a valle piuttosto che a monte della raccolta medesima. In Italia il cavallo di Troia ha avuto un successo clamoroso ed è entusiasticamente adoperato con una certa larghezza a dispetto del suo intrinseco carattere di extrema ratio investigativa: un processo di progressiva normalizzazione già sperimentato ed anzi ormai del tutto compiuto per le intercettazioni telefoniche d’antan. D’altronde non esiste nel nostro Paese una normativa specifica di tale strumento, restando la suaregolamentazione – con buona pace della prevedibilità – affidata ad un guazzabuglio pressoché inestricabile di pochi e slabbrati limiti legali; precedenti giurisprudenziali fondati per analogia ovvero dissomiglianza sempre e comunque sulla disciplina delle intercettazioni telefoniche a dispetto del carattere ontologicamente diverso tra i due strumenti in questione; best practices maturate in corsa dalle varie Procure territoriali; infine, sporadici quanto contraddittori agganci al diritto comunitario. Sta di fatto che la natura immateriale del malaware tende a superare agevolmente i confini territoriali disegnati sulla carta e con essi la correlativa sovranità degli Stati; basti pensare che sin dal 2020 la Cassazione ha sdoganato la possibilità di procedere ad operazioni di intercettazione all’estero a partire da trojan inoculati in Italia senza la necessità di richiedere rogatorie internazionali, tutto sul presupposto che l’ineffabile captatore possa ritenersi legato al server sito nelle procure italiane come un palloncino col filo: un ragionamento ben poco aderente alla realtà della natura ormai immateriale anche dei server medesimi, di fatto tutti in cloud a dispetto della collocazione fisica dei loro macchinari di mero appoggio. Si tratta di un vero e proprio trend; basti considerare che lo stesso Regolamento 2023/1543, nell’introdurre gli ordini europei di conservazione/di produzione di prove elettroniche, ha bypassato la necessità, per leautorità inquirenti del paese richiedente tali ordini, di rivolgersi alle autorità giudiziarie dello stato di esecuzione, prevedendo che gli stessi – a determinate condizioni – possano essere inoltrati direttamente ai provider di servizi del paese di esecuzione. Insomma la dematerializzazione dei dati, oltre che ad una condivisione delle informazioni private tra organi inquirenti dei paesi comunitari più agevole, porta con sé anche l’oggettiva difficoltà di discernere, di volta in volta, i regimi giuridici e le garanzie applicabili.L’abuso – specie con sistemi di indagine particolarmente intrusivi – è dietro l’angolo. Lo ha evidenziato con una certa chiarezza la PEGA 5 – Commissione del Parlamento Europeo deputata alla verifica di come i Paesi dell’Unione utilizzino gli spyware – che nel report finale del 22 maggio 2023, preso preliminarmente atto della mancanza della benché minima volontà di collaborare a fornire informazioni da parte degli Stati Membri, ha poi concluso che tali strumenti investigativi – tra cui, nello specifico, anche quelli forniti da società di servizi che operano con le Procure italiane – sono stati usati non solo per motivi leciti ma anche illeciti quali monitorare ed attaccare dissidenti politici, giornalisti ed attivisti per i diritti umani. Un campanello di allarme che non pare abbia raccolto l’interesse che meritava né da parte delle Istituzioni Comunitarie, né da parte dei media. E’ in tale contesto che penso sia interessante leggere oggi le prerogative della Procura Europea (EPPO) in tema di raccolta transnazionale della prova elettronica. Più in particolare l’art. 31 del Regolamento 2017/1939 8 prevede che allorquando la misura investigativa vada eseguita in un Paese diverso da quello di partenza del Procuratore Europeo Delegato (PED) del caso, essa debba essere assunta in conformità del diritto del paese in cui la misura è eseguita. Si tratta di una regola in controtendenza col progressivo sfaldamento dei confini di sovranità giuridica visto prima o, in realtà, della massima espressione di tale sfaldamento? E’ già stato ampiamente rilevato come EPPO, sia pur a determinate condizioni, possa scegliere diincardinare le indagini in un Paese di comodo, vale a dire che presenti minori garanziegiuridiche/trattamenti sanzionatori più severi/condizioni più agevoli per richiedere misure cautelari o reali, etc.: è il fenomeno del c.d. forum shopping. Ebbene, il fatto di poter applicare anche da un altro Paese le regole giuridiche del Paese in cui si esegue la misura investigativa pare offrire ai Procuratori Europei Delegati un ulteriore, potentissimo strumento: il c.d. forum shopping for evidence, vale a dire la possibilità di selezionare anche un altro paese – diverso da quello cui incardinare le indagini – dove eseguire le misure investigative secondo criteri meno rigidi: un mix esplosivo che pone non pochi problemi a chi dovrà poi farsi carico della difesa dei diritti degli inquisiti, specie quando le misure in questione sono le più intrusive esistenti. E il pensiero ritorna, inevitabilmente, al cavallo. E’ giusto che la Procura Europea possa dribblare le regole tra Stati comprimendo la certezza del diritto? D’altro canto profittare degli spazi investigativi è nella natura degli organi inquirenti, sicché proprio non si può fare una colpa all’EPPO di volersi rendere più performante.Il punto è che sarà la stessa esistenza di EPPO e dei problemi ad essa correlati (come quello del percorso del cavallo) a dover giocoforza determinare – a lungo andare – una maggior armonizzazione del penale europeo, come sin qui non è mai stato ritenuto politicamente opportuno dagli Stati Membri. Si tratta di una evoluzione che passerà, negli anni, sulla pelle dei cittadini europei che si troveranno a fronteggiare le storture di un sistema in progress e sulle capacità di cooperazione dei loro avvocati che dovranno provare a porvi rimedio. Avv. Irene Lepre Condividi: Articoli Recenti

Corso di Formazione su EPPO a Bruxelles – Foto

Corso di Formazione su EPPO

Corso EPPO Observatory a Bruxelles – Foto Corso di Formazione su EPPO “Procura Europea & La nuova figura dell’avvocato europeo” Il 29 e 30 Aprile 2024 si è svolta la seconda edizione del corso di formazione “EPPO | Procura Europea & La nuova figura dell’avvocato europeo”. Oltre 50 avvocati, professori e studenti si sono ritrovati a Bruxelles, per discutere del futuro delle indagini transfrontaliere.  Corso di Formazione su Eppo – I partner Eppo Observatory ha avuto l’onore di organizzare questo corso di alta formazione con MasterLex, un’importantissima realtà italiana di formazione forense, e Camera di Commercio Belgo Italia. Insieme abbiamo curato le operazioni durante i mesi precedenti.   Insieme a noi, in qualità di partners, ANF, lo Studio Legale Leone-Fell & C., AGIUS, ADU, Dogma SPA, e Lumsa. Rivivi gli highlights del corso – Photo Gallery Condividi: Articoli Recenti Contattaci

EPPO – Procura Europea | Terzo anno di operatività

EPPO - Procura Europea

Terzo anno di attività per EPPO – Procura Europea L’1 giugno 2024 EPPO festeggia i primi 3 anni di operatività. La nuova Istituzione Europea con sede in Lussemburgo (sita proprio accanto la Corte di Giustizia UE e la Corte dei Conti UE) ha avviato la sua operatività proprio il primo giugno 2021 segnando di fatto un radicale cambio di paradigma nel panorama del diritto penale europeo attraverso il superamento dei normali e vecchi strumenti di cooperazione giudiziari nel contrasto al crimine organizzato transnazionale ed alle frodi transfrontaliere. La creazione di una procura unica a livello Europeo incaricata di indagare e rinviare a giudizio gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari del bilancio UE, rappresenta certamente un evento senza precedenti nella storia del processo di integrazione tra i Paesi Ue. In questa ricorrenza della creazione della Procura Europea non può non ricordarsi -stante anche la vicinanza temporale con la sua morte – del contributo reso da un grande magistrato che ha inciso nella creazione di EPPO. Nella creazione di EPPO c’è la visione delle indagini transnazionali di Giovanni Falcone attraverso il suo metodo “Follow the money”. Con il suo metodo “seguire il denaro” è stato il primo a comprendere che la criminalità organizzata aveva spostato la sua attenzione sul campo economico-imprenditoriale, attraverso il coinvolgimento dei c.d. “colletti bianchi”.  Come infatti ha avuto modo di evidenziare l’ex Ministro della Giustizia, Marta Cartabia: “l’esigenza di una Procura sovranazionale nonché la figura di un Procuratore Capo nel panorama europeo costituiscono una vera e propria eredità del magistrato Giovanni Falcone, che è stato il primo ad intuire che occorreva una protezione degli interessi finanziari a livello europeo”. Impatto finanziario che ammonta a quasi 20 miliardi di Euro L’attività di EPPO solo in questo 2023, attraverso il rapporto reso pubblico in data 1 Marzo 2024 ci indica 1.927 indagini in corso, con un impatto finanziario stimato per il bilancio dell’Unione Europea che supera i 19,2 miliardi di euro.  Inoltre, sono stati emessi 139 rinvii a giudizio, registrando un aumento superiore al 50% rispetto all’anno precedente.  Le richieste di congelamento di beni presentate e concesse dai giudici ammontano a 1,5 miliardi di euro, evidenziando un aumento significativo rispetto al 2022. In tutto questo l’Italia risulta essere al primo posto per indagini e danni economici essendo prima anche per le indagini avviate sui finanziamenti legati al NextGenerationEU con ben 179 su un totale di 206 inchieste attive alla fine del 2023. Condividi: Articoli Recenti Contattaci